21 marzo 2020
L’esperienza è fatta dagli stimoli ambientali, dalle circostanze e dalle relazioni che viviamo. Queste esperienze si traducono in informazioni che vengono scritte nel nostro data base-cervello/mente.
Ma gli stimoli ambientali da soli non bastano a produrre informazioni nel soggetto, altrimenti tutti apprenderebbero allo stesso modo. È l’adulto mediatore che facilita o ostacola la fruizione dello stimolo ambientale. Come? Dotandolo di significato e collegandolo al mondo reale.
La Rielaborazione cognitiva della realtà da parte del soggetto dipende moltissimo dall'efficacia dell'adulto mediatore.
Tutte le informazioni diventano conoscenza; pertanto dobbiamo offrire la possibilità di imparare ad interpretare, organizzare e strutturare le informazioni che provengono dall’ambiente.
Ciò che più potenzia la capacità di inserire nel proprio data base nuove informazioni è la capacità di capire; capire e fare i collegamenti con ciò che già si sa. La capacità di capire comporta il mettersi in gioco, perché capisco in base alla mia storia, a ciò che già conosco.
Comprendere significa mettere insieme, includere informazioni nuove con informazioni già possedute.
Mentre quello che non conosco, lo scopro, prima di capirlo (uno stesso evento ha diversi punti di vista).
La capacità di capire le cose, le informazioni, educa la capacità di capire le persone.
Sembra che il sistema dei circuiti cerebrali deputato alle emozioni e alla socialità maturi per ultimo dal punto di vista anatomico: intorno ai 25 anni. Ciò significa che il modo in cui comunichiamo con i nostri figli ha un profondo impatto sul loro sviluppo.
E che i bambini imparano a conoscersi attraverso il modo in cui gli adulti di riferimento comunicano con loro.
Poiché il cervello si modella secondo l’esperienza reiterata, il tipo di interazioni tra genitori e figli sembrano essere una delle principali forze che lo scolpiscono. A partire dai primi istanti di vita, il cervello inizia a rispondere alle esperienze modificando i collegamenti, o connessioni, tra i neuroni.
Anche se le informazioni genetiche determinano la anatomia del cervello, sono le esperienze che generano la rete di connessioni unica e tipica che forma ciascun individuo.
Pertanto, le esperienze plasmano la struttura del cervello e creano la mente, che a sua volta agisce sulle nostre esperienze. Mente e struttura del cervello sono strettamente collegate e interconnesse, e sono entrambe modificabili lungo tutto il corso della vita.
Le relazioni, la mente e il cervello possono essere considerati i tre lati del triangolo dell’esperienza umana e del benessere. Questi tre ambiti si rinforzano tra loro.
Il cervello viene modellato dalle relazioni, che in definitiva sono modelli di comunicazione.
Quindi i modelli di comunicazione influiscono sullo sviluppo della mente. La mente utilizza il cervello per creare se stessa. Ma a sua volta la mente influenza il cervello.
Riprendendo i tre ambiti dell’esperienza umana, allora le relazioni influiscono sulla mente, influiscono sul cervello e influiscono sulle relazioni stesse, e tutte queste cose interagiscono tra loro.
L’interazione adulto bambino non è affatto facile, anzi è molto complessa. Perché nel bambino sono assenti tutta una serie di esperienze che farà da adulto, mentre nell’adulto sono presenti (in forma inconsapevole, ma presenti) tutta una serie di esperienze che ha fatto da bambino.
Quindi a tratti l’adulto si relaziona con un bambino dimenticando che è un bambino cui manca tutta un’esperienza di vita.
E più il bambino è grande, più è facile incorrere in questo errore di valutazione.


Lascia un commento