Marzo 2020
Esperienze e relazioni sono interconnesse inevitabilmente con le emozioni.
Sebbene esista una gamma di emozioni e di sensazioni comune a tutto il genere umano, l’espressione o il valore di certe emozioni varia da individuo a individuo.
Alcuni sono più soggetti a emozioni come la tristezza, o all’ansia e alla pena. Altri sono più propensi alla gioia e affrontano le difficoltà con più leggerezza.
Ognuno di noi presenta un rapporto specifico di attivazione cerebrale tra le emozioni cosiddette positive e quelle negative. Tale rapporto rappresenta un perno di EQUILIBRIO EMOTIVO attorno a cui oscillano i nostri umori quotidiani.
Ognuno di noi possiede la capacità di modificare tale rapporto. Se siamo di buon umore, un evento esterno può spostare il nostro rapporto verso il campo delle emozioni negative. Una multa, un incidente, un imprevisto può rovinarci l’intera giornata. Anche se l’evento è di breve durata, il suo effetto resta a lungo.
La stessa capacità di trasformazione la possiede anche un evento interno, solo che non siamo abituati a coglierla, a mantenerla e ad utilizzarla per stare bene. Ad esempio quando ricordiamo cose piacevoli, o vediamo un film commovente, o comico, le emozioni positive possono modificare il nostro umore nero fino a farlo sparire.
Ma l’effetto dell’emozione positiva non sempre dura oltre l’evento che l’ha prodotta. Siamo più abituati a trattenere l’emozione negativa…
Dobbiamo imparare a bilanciare la nostra capacità di trasformazione interna con quella esterna, piuttosto che imparare solo a subirla. E dopo che lo abbiamo imparato, dobbiamo insegnarlo ai nostri figli.
Stiamo vivendo un periodo particolare, come individui, come famiglie e come società. E come lo stiamo vivendo noi, lo stanno vivendo i nostri figli. Questa esperienza ambientale ed emotiva sta creando informazioni nel nostro data base-cervello/mente. E sta agendo sul nostro rapporto tra le emozioni positive e quelle negative. In noi come nei nostri figli.
Noi come loro stiamo scoprendo nuove cose, nuove difficoltà e nuove opportunità; nuove modalità di vivere, nuovi stili quotidiani, nuovi ritmi, nuove mancanze, nuove frustrazioni, nuove necessità, nuove interazioni familiari anche.
Stiamo passando molto tempo insieme, più di quanto eravamo abituati, e più di quanto faremo una volta terminata l’emergenza.
Pensiamoci quando finalmente torneremo alla “normalità”, una normalità che all’inizio non sarà normale, specie per i più piccoli, che magari si saranno abituati ad averci sempre intorno. Fate in modo che la “normale” separazione avvenga per gradi e dolcemente. Non abbiate fretta. Fate in modo che l’esperienza di separazione, che diventerà informazione e ricordo, sia accompagnata da emozioni positive e non negative.
Si dice che “i bambini hanno bisogno di sentirsi amati e rispettati, non gestiti”.
Non solo i bambini, o i figli; tutti ne abbiamo bisogno, a qualsiasi età. Passate del tempo con i vostri figli, piccoli o grandi che siano, seguiteli, lasciatevi trascinare nei loro mondi e nelle loro modalità. Senza “correggere” la rotta, proponendo sempre e solo la realtà. Riuscire a entrare nel loro mondo, dimenticando per un po’ il nostro di adulti, crea bei ricordi, sia in loro che in noi. Inoltre nei momenti di gioco e condivisione genitori e figli sono uguali, complici, vicini, hanno pari diritti e doveri, e ciò genera fiducia e rispetto.
Spesso noi adulti tendiamo a trascurare questi momenti di gioco e divertimento perché troppo occupati dai doveri o dai problemi quotidiani. In realtà, per i bambini è più importante che l’adulto faccia qualcosa con loro che per loro. Ogni momento passato insieme può generare un ricordo, fissarsi nella memoria a lungo termine, diventare parte della nostra storia di vita, ed entrare nel nostro data base.
In un certo senso gli adulti sono co-scrittori della storia dei propri figli. E quanto più la storia è ricca di episodi positivi, tanto più la vita è bella…


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